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Queste interviste, raccolte lungo l'arco di un quindicennio, rispondono a una duplice esigenza. Da un lato, l'amore del documento e il rigore metodologico guidano l'autore nel tentativo di tracciare con sistematicità una storia degli studi lunga diversi secoli, col supporto di un paziente lavoro di ricerca e compilazione bibliografica. Gli interlocutori sono chiamati a verificare e approfondire, gli aspetti sfuggenti o poco indagati di un fenomeno che è stato definito, con felice espressione, un "rompicapo ermeneutico". Oltre che strumento d'indagine conoscitiva, l'intervista è però, per Torsello, occasione di stabilire quella che de Martino chiamava una relazione "di confronto": colpisce lo sforzo di condividere interpretazioni e identità culturali, in una prospettiva dialogica e corale in grado di gettare un ponte fra generazioni e scuole, favorire un fertile confronto fra l'accademia e la cultura locale. Ne emerge, per usare un'immagine cara all'autore, "una tela infinita che continuamente si disfa e si ricompone, nella quale convivono osservatori e osservati, sguardi e punti di vista differenti", così da tessere insieme i mille fili che legano l'immaginario di un territorio.